Tracce del racconto di Tsumbe
“La mia storia comincia con il mio nome, il nome Tsumbe è eredità di una gravidanza vissuta con mia mamma accompagnando le sue emozioni, sentimenti e difficoltà.
Tsumbe è un “arbusto”, Tsumbe è “silenzio”, Tsumbe è “soluzione”…
“… radica nei vissuti familiari degli spostamenti dei miei genitori e della loro storia intrecciata con le vicende del Paese (Mozambico) in epoca post coloniale, nelle altre gravidanze di mia mamma, di mio padre che lascia il corpo quando io nasco…, le difficoltà estreme e le estreme bellezze di quei vissuti densi di significati che mi precedono e mi appartengono”.
“Sono nato in epoca di raccolta della patata dolce: mese esatto… tra ottobre e novembre. Contando l’anno di nascita a partire da mia sorella che è nata nell’83, epoca di fame in Mozambico; da queste probabilità sono rimasto tra le acque del ’88 o ’87. In occasione della necessità d’iscrivermi a scuola si è fatto un gioco ad indovinello per registrare la mia data di nascita, il 13/10/88, e mi è stato dato il nome di mio padre: Manuel Castomo Mussundza”.
Tsumbe è una combinazione di certezze ed incertezze…
“Per la nostra cultura, del popolo Sena, quello che più importa è la memoria della presenza: ci sono incertezze continue nel quotidiano Mozambicano.
“…le cose che succedono sono le mie radici. Ho ricevuto il messaggio di essere “nato dalle acque” e il significato in sé cela una varietà di indicazioni, acque che sono dolci o salate, in forma di lago o di fiume, o di vasto mare. Le acque del mare sono le più efficaci per il mio trattamento, mi fanno da cordone ombelicale di sale. Con questo ombelico di sale posso percorrere i miei cammini senza impedimenti. Ma devo anche saper uscire dalle acque e restare sulla riva.
“ L’albero è la mia scuola, mi dà un continuo insegnamento nel salire senza dimenticare di come scendere”.
“…ho dovuto lasciare il calore di mia mamma e scegliere di andare a vivere in un orfanotrofio per poter studiare ed è qui che la danza ha preso parte di me e si è incorporata…
“… dopo la morte di mia mamma si disegnava il cammino del sogno con un viaggio per il Brasile, che mi ha permesso di stare lontano per 10 anni…
… lontano dalla terra uterina, dalla famiglia e dagli amici, cominciano le grandi crisi: l’assenza del soffio vitale di Tsumbe, di mia mamma, comincio a sentire la perdita dell’energia essenziale…E’ così che comincio a rimettermi in piedi come una semente al germinare,
“ … in Brasile sono caduto, … per uscire da lì ho percorso cammini di oscurità, ergendomi grazie alla danza ho viaggiato nell’”utero di Maria” per comprendere l’essenza di Tsumbe.
In questo periodo ho vissuto silenzi, risvegliando un nuovo campo di creazione.
Riflessioni accompagnate da lunghi processi di danza dei cammini si sono sposate con la scrittura, facendo nascere il libro Gule Wankulu – ancestralità e memorie.
“… danzando la danza della vita nel sogno mi vedo “Homem de Todos os Lados-Uomo di tutti i lati”, roteato da zucche, una cesta di alberi e sementi e due rami secchi riporto qui Tsumbe”.
“… sono cresciuto in un contesto nel quale si ricorreva alla consultazione dell’oracolo per ogni piccola cosa, sono stato educato ad usare la farina nella foglia per parlare con gli avi ancestrali, a curare il mal di testa cronico che avevo da bambino con il trattamento che doveva essere fatto la notte con intorno persone che cantavano e ballavano. Dal dondolare del corpo di mia mamma quando ero sulla sua schiena, nel tempo tra il sorgere e il calar del sole, il parlare dei tamburi scaldati dal fuoco, organizzati nei rituali.
“… mi è rimasta traccia dei canti che portano vigore al corpo e buone intenzioni e le mie creazioni si fondano in tanti aspetti su questi ricordi. Queste sono le basi sulle quali nasce la mia arte.”